INTERVISTA rilasciata dallo scrittore e giornalista Luca SCIORTINO a Maria PACE

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Abbiamo incontrato Luca Sciortino,  scrittore, filosofo della scienza e giornalista di Panorama, che ci ha gentilmente rilasciato  questa intervista.
Partire all’improvviso e andare dall’isola di Skye, in Scozia, fino al Giappone attraverso le steppe dell’Asia Centrale senza mai prendere un aereo. Luca Sciortino,  lo ha fatto nell’arco di circa quattro mesi. Il suo libro appena uscito per Sperling & Kupfer intitolato “Oltre e un cielo in più. Da una parte all’altra del mondo senza aereo”, già acquistabile su Amazon ( https://www.amazon.it/Oltre-cielo-pi%C3%B9-Luca-Sciortino/dp/8820063379 ), e in libreria il 23 gennaio, racconta la storia affascinante di quel viaggio, un lungo cammino da Occidente a Oriente nelle zone più remote del pianeta, al cuore di culture poco conosciute.

Può spiegarci il titolo del suo libro “Oltre e un cielo in più”?

Sì, il titolo allude all’idea di voler andare sempre più in là in quel viaggio da un estremo all’altro del continente euroasiatico per conoscere nuovi luoghi e nuove culture. “Oltre” riflette un’ansia di conoscenza; “Un cielo in più” allude a un nuovo Paese da visitare, un nuovo luogo, un altro cielo, appunto…. E in senso lato forse anche un’altra cultura, un nuovo essere umano… perché  ogni uomo è un universo e il viaggio ti porta sempre a nuovi incontri.

 

Di cosa parla il libro?

Racconta un lungo viaggio, quello che ho fatto nella seconda parte del 2016 da Occidente verso Oriente attraverso 14 paesi tra i quali Ucraina, Kazakhstan, Mongolia e Siberia. In fondo, il libro è la storia di un uomo che si mette in cammino senza piani precisi sperando di raggiungere la sua meta, il Giappone.

 

Perché sei partito?

Perché ho provato quello che tutti provano: noia, insoddisfazione, desiderio di cambiamento, ma anche desiderio di conoscenza. Ci sono anche altre ragioni, naturalmente.

 

Cioè?

Curiosità di vedere cambiare le culture. Oggi si viaggia molto in aereo e si perde il senso del tutto. Parliamo di Asia, Europa, Russia… ma cosa davvero definiscono questi nomi? Quando cominciano queste entità geografiche se ci mettiamo in viaggio dall’Europa? Cosa vediamo se ci mettiamo in cammino verso Oriente? Ecco queste erano alcune domande che mi ponevo.

 

Perché un lettore dovrebbe comprare il tuo libro?

Perché può fare il mio stesso viaggio. Perché può mettersi in cammino. Perché può partire dall’Europa e andare sempre avanti chiedendosi cosa ci sarà dopo e dopo ancora sulla strada per l’Oriente.

 

E poi un giorno arriverà?

Non è detto (e ride ndr) Bisogna comprare il libro per vedere se raggiungerò alla fine il Giappone.

 

Quindi descrivi cosa vedi intorno a te?

Sì, le cose, le persone… ma anche le sensazioni che provavo… penso che il libro sia una storia interiore ed esteriore nel contempo. C’è il processo intimo che porta un uomo a mettersi in cammino e andare sempre avanti.

 

Il posto più bello dove sei stato?

Ce ne sono tanti…

 

Uno per esempio…

L’isola di Olkhon sul lago Baikal, in Siberia. Una sorta di paradiso in terra ancora incontaminato.

 

Perché ti è piaciuto così tanto?

Comprare il libro per scoprirlo… (e sorride)

 

Quella della scrittura è una passione che hai sempre avuto?

Leggere libri, più che altro, è stata una passione da sempre e quindi, di riflesso, scrivere: quando leggi i grandi romanzieri o i grandi filosofi o i grandi divulgatori della scienza non puoi non ammirare il loro lavoro. Tuttavia per me scrivere è stata anche una necessità. Per molteplici ragioni ho dovuto scrivere, e con registri molto differenti, perché i pubblici erano diversi.

 

Ci fai qualche esempio?

Scrivere articoli per i giornali o reportage di viaggio richiede un certo stile di scrittura, certamente differente da quello che devi usare in un articolo accademico in filosofia o nella comunicazione della scienza. Tutte cose che faccio per lavoro o per passione. E’ anche vero che tutti gli stili di scrittura non possono prescindere dal dovere nei confronti del lettore di essere chiari.

 

La chiarezza è una qualità rara negli scrittori…

La chiarezza è uno sforzo continuo e un ideale mai completamente raggiunto. Credo che ogni scrittore, ogni volta che rilegge il suo testo, senta sempre il bisogno di migliorarlo, soprattutto a distanza di tempo.

 

E non ti sembra di migliorare in questo sforzo?

Mi è parso così a un certo punto della mia vita… Le sembrerà strano, ma io credo che dopo la mia laurea in fisica, quando mi sono rimesso a scrivere, il mio stile era molto più chiaro.

 

Come mai?

La matematica e la fisica ti abituano al rigore, a strutturare gli argomenti, a dare un senso logico al testo. Io avevo studiato latino già alle scuole medie e fin da allora avevo consapevolezza delle proposizioni principali e secondarie e del loro ruolo. Penso che l’abitudine all’uso ferreo della logica si è innestato su quella consapevolezza. Praticare la scienza aiuta a scrivere. Non è un caso che grandi scienziati e divulgatori come Galileo Galilei siano stati anche grandi scrittori. Lo stesso vale per filosofi della scienza come Bertrand Russel, premio Nobel per la letteratura.

 

Scienza, filosofia, viaggi… quanti interessi… ma chi è veramente Luca Sciortino?

Bella domanda, me la sono posta spesso anche io… (e ride). Tutti i mei interessi sono solo apparentemente differenti. Tra i filosofi della scienza sono in molti ad aver studiato fisica. D’altra parte i fisici teorici e, in generale, molti scienziati sono molto attratti dalla filosofia della scienza. Teorie come la meccanica quantistica o la teoria dell’evoluzione aprono questioni di carattere epistemologico, questioni che hanno a che fare con che cosa davvero significa avere conoscenza di qualcosa.

Penso che esistano prima di tutto le domande, le curiosità intellettuali. Poi, ci sono sempre molte prospettive dalle quali cercare le risposte. Ogni metodo o stile di pensiero ci fa cogliere un aspetto delle cose. Oggi viviamo nell’epoca della specializzazione: spesso una persona sa tutto di una singola cosa ma non riesce a entrare nella prospettiva di studio di un’altra. Perdiamo così il senso del tutto e la possibilità di accedere a livelli differenti della realtà.  

 

Come nasce l’idea di un libro? Da dove trai ispirazione?

“Oltre e un cielo più in là” è il racconto di un viaggio, una storia che  non è romanzata. In generale, direi che ogni scrittore attinge dalla realtà. Per qualche motivo, ci sono alcuni fatti che sono fertili per la sua immaginazione e da quelli costruisce una storia.

 

Quali sono i requisiti necessari per un buon libro?

Dipende dal suo genere. In generale dovrebbe suscitare domande e aprire mondi sconosciuti al lettore: un punto di vista non considerato, un concetto sconosciuto, il significato di una parola ignota, una prospettiva interamente nuova, una critica costruttiva, un sogno. Ogni libro che ti dà una di queste cose vale la spesa.

 

Nella tua pagina Facebook accosti fotografie di viaggio a pensieri o storie. Da cosa nasce questa idea?

Penso che sia bello condividere ciò che ho scoperto. Ciò che non  condivido è perso: vive e muore in me. In generale, in quella pagina cerco di dire qualunque cosa mi sembri interessante.

 

Progetti futuri?

Semplicemente continuare a fare ricerca in filosofia e continuare a visitare altre parti del mondo. Sono due modi di viaggiare che voglio perseguire e raccontare.  

 

 

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