18 anni, lei… 41, lui.
Di ottima famiglia, lei… di buona famiglia lui, più un ego gigantesco.
Calpurnia Pisone è il nome di lei. Gaio Giulio Cesare, quello di lui ed è l’anno 59 a.C.
Lei ha l’età di sua figlia Giulia. La dolce, tenera Giulia. La più bella e la più amata delle donne della casa Giulia, rimasta orfana di madre in tenera età ed educata dalla nonna, donna integerrima e di sani principii. Amatissima da papà che, però, ne fa una pedina nelle manovre politiche per raggiungere il Regnum e il potere: Cesare la dà in sposa a Pompeo. Una pedina nella grande scacchiera della politica, dunque. Come, d’altronde, è anche la bella e giovane Calpurnia.
Chissà se le due ragazze hanno simpatizzato mai, se hanno creato mai un rapporto di solidarietà… Sicuramente no!
Il destino di Giulia è segnato: morirà di parto; Calpurnia, invece diventerà presto la first lady di Roma, ma sempre restando nell’ombra, discreta e riservata.
Lei è una giovane sposa, consapevole e decisa.. L’eco dello scandalo dell’altra moglie di Cesare, quella che lui ha ripudiato, è ancora presente.
“La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto.”
Chi non ricorda questa celeberrima frase che ha attraversato i secoli? Certamente non la dimenticherà mai la bella Calpurnia, la quale ne farà tesoro per tutta la sua esistenza.
Di che cosa si trattava? Di uno scandalo dai risvolti grotteschi. Durante un rituale per sole donne, in onore della dea Bona, che si svolgeva nella casa di Cesare, Clodio, l’amante di Pompea, moglie di Cesare, si introdusse furtivamente in casa, travestito da flautista, per raggiungere la donna. Scoperto, riuscì fuggire, ma la notizia fece subito il giro della città. La reazione di Cesare fu immediata: ripudiò la moglie. Al processo, però, non volle deporre contro Clodio e dichiarò di essere convinto della innocenza della moglie. Ai giudici che gli chiesero perché, allora, avesse divorziato, rispose con la famosa frase che abbiamo riportato.
Già quello stesso giorno, però, il giorno del suo matrimonio, la giovane sposina prendeva coscienza di quello che sarebbe stato il suo ruolo al fianco dell’uomo più potente di Roma. Proprio quel giorno, infatti, Cesare aveva inviato a Servilia, l’amante storica, una preziosissima perla dal valore inestimabile, per compensarla della rinuncia o, forse, per rassicurarla.
Dopo il divorzio da Pompea, Cesare deve essersi guardato intorno alla ricerca di una moglie adeguata e questa non poteva essere Servilia che, con i suoi quaranta anni non poteva dargli il figlio maschio tanto desiderato.
Già! Cesare, più di ogni cosa, in quel momento, desiderava un erede e Servilia non poteva accontentarlo, ma la giovane Calpurnia Pisone, su cui era caduta la sua scelta, invece, sì!.
Chi era Calpurnia Pisone?
Era la figlia del senatore Calpurnio Pisone, uomo potente, a cui, quando concesse sua figlia al grande condottiero, mancava solo il Consolato per completare l’intero cursus honorum e il Consolato arrivò puntuale l’anno seguente. I Pisone erano una delle famiglie più potenti e antiche dell’aristocrazia romana: la gens Calpurnia rivendicava la discendenza addirittura da Numa Pompilio.
Di Calpurnia, del suo aspetto fisico, poco si sa; non ci sono statue, né monete, né altre immagini. Che, però, fosse di bell’aspetto lo si deduce da un ritratto giunto fortunatamente fino a noi. Bella, giovane, dolce , discreta e riservata e, come tutte le ragazze della buona società romana, pienamente consapevole che il solo scopo della sua vita dovesse essere la cura della casa e dei figli.
E sapeva bene, Calpurnia, come lo sapevano tutte le donne dell’epoca, che, in caso di mancanza di figli, era sempre la donna quella sterile e mai il marito che, per quella “mancanza”, poteva chiedere il divorzio.
Nei quindici anni in cui fu la moglie dell’uomo più potente di Roma, Calpurnia non riuscì a dargli quel figlio tanto desiderato, ma Cesare non chiese mai il divorzio.
In tanti, invece, probabilmente se l’spettavano: quello non era stato davvero un matrimonio d’amore, e forse, la stessa Calpurnia si aspettava, un giorno o l’altro, di ricevere il libello del divorzio.
Ciò non accadde mai.
Qualcosa, forse, era subentrato nel loro rapporto: il rispetto e l’affetto.
Calpurnia era una donna virtuosa e fedele e Cesare di questo era consapevole. Se così non fosse stato, l’avrebbe certamente ripudiata, come aveva fatto con Pompea. Cesare lo sapeva perfettamente e sapeva che tale sarebbe rimasta, nei lunghissimi periodi di assenza…. in attesa, nella loro casa, la Domus Publica, che era la casa del Pontefice Massimo, carica che egli ricopriva dal 63 a.C. In una Roma in cui le donne… proprio quelle sposate…esibivano amanti, lei restava fedele al marito e questa era davvero una cosa rara ed apprezzabile.
Se Calpurnia era donna fedele, non altrettanto poteva dirsi di suo marito. Cesare doveva farsi perdonare davvero tanto e Calpurnia doveva essere una donna quanto mai piena di pazienza per resistere accanto ad un uomo la cui reputazione , secondo Svetonio , era quella di un libertino. Ecco quello che riporta: due versi che i suoi soldati cantavano durante il suo Trionfo a Roma
“Cittadini occhio alle mogli.
Viene il calvo adultero;
Ha fottuto l’oro in Gallia,
qui lo prendi a prestito”
Una reputazione che Cesare si era guadagnato in dieci anni di vita di accampamento.
Numerose furono le relazioni extra coniugali di Cesare; molte le donne per cui Calpurnia doveva perdonarlo e Svetonio fa i nomi di alcune nobildonne già sposate: Postumia, moglie di Servio Sulpicio, Lolla, moglie di Aulo Gabinio, e molte altre e soprattutto Servilia, madre di Marco Bruto.
La relazione che dovette maggiormente ferirla, però, dove essere stata quella con la regina Cleopatra che Cesare fece venire a Roma.
Una relazione, in verità, su cui Dione Cassio deve aver esagerato, essendo, in fondo, Cleopatra, un ostaggio di Roma. Cesare la frequentava, è vero, ma con molta discrezione e non lo faceva di certo per l’opinione pubblica, bensì per rispetto nei confronti della moglie e questo non doveva di certo piacere alla ambiziosa regina egiziana.
Si dice che da quella relazione nacque un figlio e che Cesare acconsentì che portasse il suo nome: Cesarione, ma si sa anche che egli non lo riconobbe mai come suo.
Calpurnia accettò, dunque, di dividere il marito con le numerose amanti, come facevano tutte le mogli della nobiltà dell’epoca. Senza lamentarsi. E forse, senza neppure darvi troppo peso…. Forse!
Era la consuetudine. Erano le tradizioni. La moglie era una cosa seria… per il divertimento c’erano le altre.
Una vita, quella di Calpurnia, trascorsa con discrezione. Quasi nell’ombra. Per questo, forse, dopo la morte di Cesare, l’accolse il silenzio dell’oblio.
La morte di Cesare!
L’unica volta, forse, in cui questa donna, ombra silenziosa del marito, fa sentire la sua voce. Più precisamente si tratta di un sogno e Plutarco così scrive:
“… mentre riposava accanto alla moglie, porte e finestre si spalancarono e il pinnacolo che sormontava la casa crollava, proprio quando Calpurnia stava sognando di tenerlo fra le braccia con la gola squarciata. Fatto giorno, pregò il marito di non uscire di casa. Di fronte all’atteggiamento deciso di lei, anche Cesare si scosse e pensò che dovesse congedare il Senato, ma Decimo Bruto, di cui egli si fidava molto, lo convinse a non lasciarsi impressionare dai sogni di una donna e di recarsi all’appuntamento… Cosa avrebbero pensato di lui? disse e ripeté, fino a quando non riuscì a convincerlo ad uscire.”
Calpurnia fece di tutto per convincerlo, invece, a restare; giunse perfino ad inventarsi un malore e Cesare fu tentato di darle ascolto. E le avrebbe dato ascolto, se Decimo Bruto non fosse stato ancora più convincente. Cesare lo seguì. Seguì l’uomo di cui si fidava ciecamente, ignorando che fosse uno dei congiurati.
Dopo la morte di Cesare, di Calpurnia si perdono le tracce. E’ alquanto naturale per lei, vissuta nell’ombra, rientrarvi e restarci per sempre. Di lei non si sa più nulla, neppure quale sia stata la reazione di fronte a quella morte.
Si sa che cercò appoggio in Marco Antonio, ma forse, quella non fu una buona idea. L’operato di Marco Antonio doveva essere calcolato, dal momento che riuscì a farsi consegnare non solo tutti gli incartamenti e documenti di Cesare, ma anche tutto il suo denaro: 4 mila talenti. Una vera fortuna.
Plutarco dirà apertamente che Calpurnia si era mostrata poco accorta:
“… non mostrando certamente molto giudizio!”
Appiano si spinge ancora oltre, dicendo apertamente che Antonio si è appropriato di tutto, approfittando della:
“debolezza di una vedova straziata dalla perdita del marito riportato a casa ucciso”
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