“DJOSER” commento di Lia Jonescu

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Cari amici ho da poco finito di leggere il secondo volume di Djoser della nostra insostituibile Maria Pace.Quando cominciai a leggere partendo con Djoser e lo scettro di Anubi pensavo ,sinceramente ad uno pseudo trattato di storia ,conoscendo le peculiarità della nostra storica, ma mano a mano che la lettura andva avanti mi rendevo conto di essere dentro una vera e propria avventura. Pur mantenendo intatti tutti i riferimenti storici i nomi e i riti il lettore si sente compagno di viaggio del giovane su terreni misteriosi ed affascinanti con in più il contributo reale della conoscenza senza mai cadere nel rischio della monotonia di un trattato di storia. È indubbio che Maria Pace abbia vissuto quei luoghi ed abbia profondamente studiato gli usi e i costumi di una civiltà raffinatissima e direi complicata come quella egiziana. La scrittrice ci conduce per mano nella realtà quotidiana di un ‘ epoca tanto remota ma anche sui sentieri del mistero del Libro dei morti e alla presenza di Dei che da sempre hanno suscitato la nostra ammirazione.Aspetto con ansia il terzo volume .Grazie Maria è veramente una stupenda opera…

I Libri di Maria PACE – “DJOSER”

” D J O S E R “

 

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ANTICO EGITTO – IV Dinastia. Djoser, un ragazzo di sedici anni, allievo del Tempio di Ptha, Patrono delle Arti e degli Architetti, lavora al cantiere della Piramide del faraone Khafra (meglio conosciuto con il nome Kefren).
Abbandonato ancora bambino sulle rive del Nilo, viene accolto ed allevato da Pthahotep, architetto di Ptha e da sua moglie Nsitaten.

Anubi, la più inquietante delle Divinità egizie, lo pone sotto la sua protezione, facendo di lui una “creatura” diversa dagli altri mortali: gli permette perfino un viaggio attraverso le insidiose vie della Duat, l’Oltretomba egizia, lungo Labirinti, Foreste del Tempo, Pehu e Kherty (Paludi e Caverne), frequentati da Demoni, Spiriti malvagi, Geni Protettori ed Anime defunte.

La storia del ragazzo si intreccia con le vicende di un popolo unico e straordinario: scene di vita quotidiana, tecniche di costruzione di enormi strutture architettoniche, rivalità tra caste sacerdotali, intrighi di corte…

Si affacciano su questi scenari, lungo le rive di un fiume brulicante di vita, personaggi come Mosè il Ratto, piccola e simpatica canaglia, cresciuto per strada e con un passato pieno di misteri; Osorkon di Tanis, ufficiale di Sua Maestà, arrivato dal Delta con l’inseparabile falco; il principe Thaose, nipote idealista ed anticonformista del Faraone, sacerdote di Ptha, perseguitato dai preti di Ra e trascinato in una (la prima, nella Storia) guerra religiosa. C’è anche la dolce e bella principessa Nefer, ultimogenita del Faraone, verso cui il ragazzo è irresistibilmente attratto… ricambiato.

Non mancano personaggi come Hetpher, Djeda o Kabaef, “grandi di magia” che, con geloso accanimento, detengono il potere del “Sapere e della Conoscenza” e non sono per nulla disposti a dividerlo con altri.

Tutti loro condurranno il lettore attraverso un percorso di magico splendore e misteriosi rituali: lo presenteranno alla corte del Faraone, lo trascineranno lungo i sotterranei di Templi,   Sfingi e Piramidi per mostrare loro i segreti nascosti, lo inviteranno a salire sulla Barca Reale del Faraone in corteo sul Nilo, ma anche sulla Barca Solare di Ra in transito nel cielo notturno. Prenderanno per mano il lettore e lo spingeranno nel caos di un mercato faraonico e poi lo faranno sedere a riposare alle fiamme di un bivacco… il tutto, però, attraverso una rigorosa ricostruzione storica e ripercorrendo le tappe del testo sacro egizio più famoso al mondo: Il Libro dei Morti degli Antichi Egizi – IL PAPIRO   di TORINO.

Si possono richiedere scontati e con dedica personalizzata direttamente a  mariapace2010@gmail.com

 

 

“OSORKON” di Maria Pace

Osorkon: Il Guardiano della Soglia

Authored by Maria Pace

List Price: $12.25
6″ x 9″ (15.24 x 22.86 cm)
Black & White on White paper
164 pages
ISBN-13: 978-1507758090 (CreateSpace-Assigned)
ISBN-10: 150775809X
BISAC: Fiction / Fantasy / Historical

Siamo nell’Antico Egitto – Epoca XIX Dinastia
Regna il faraone Meremptha, figlio di Ramseth II

Nefer, ultimogenita del Faraone e Isabella, sorella dell’archeologo Alessandro, comunicano telepaticamente grazie al misterioso intervento di OSORKON, la statua che i sacerdoti egizi hanno messo a guardia della tomba della principessa.
Le due ragazze si scambiano notizie sull’epoca in cui vivono: storia, miti, riti, scoperte, usanze, misteri, segreti…

Le loro storie si intersecano fino a… al lettore il piacere di fare scoperte e di emozionarsi attraverso le avventure vissute dalle protagoniste e dai tantissimi personaggi che le accompagnano.

 Osorkon: Il Sigillo del Faraone

Authored by Maria Pace

List Price: $13.50
6″ x 9″ (15.24 x 22.86 cm)
Black & White on White paper
204 pages
ISBN-13: 978-1508404927 (CreateSpace-Assigned)
ISBN-10: 1508404925
BISAC: History / Ancient / Egypt

Antico Egitto – Epoca XIX Dinastia

Nefer, ultimogenita del faraone Meremptha e Isabella, sorella dell’archeologo Alessandro Scanu, comunicano telepaticamente attraverso una prodigiosa creatura, frutto delle avanzate conscenze degli antichi sacerdoti egizi: il Guardiano della Soglia, posto a protezione della tomba della principessa morta a soli sedici anni
Le due ragazze, che oltre al nome hanno in comune anche il carattere e l’aspetto fisico, si scambiano notizie, curiosità, fatti ed aneddoti riguardanti l’epoca in cui vivono; in tal modo, Isabella viene a conoscenza di alcuni dei “misteri” che circondano lo straordinario popolo egizio.

Si muovono in uno scenario del passato incantevole e suggestivo, numerosi personaggi: Osorkon, misterioso sacerdote di Bes, Sekenze, principe della necropoli, Thotmosis, fratello amatissimo di Nefer, Akheren, studente di Ptha, Enen, malvagio figlio del Gran Visir e altri ancora… Antiche avventure che si intrecciano con moderne avventure: l’archeologo Alessandro e la scoperta della tomba della principessa, Mister Smith e il traffico di reperti archeologici, Abdel il Rosso e la banda di tombaroli, il giovane Alì, studente di Architettura con la passione per l’archeologia… Storia e fantasy in un suggestivo viaggio tra il reale e il meraviglioso, il presente e il passato lungo le rive del Nilo e le dune del deserto.

“DUNE ROSSE” di Maria Pace

Dune Rosse: Il Rais dei Kinda

Authored by Maria Pace

List Price: $16.50
6″ x 9″ (15.24 x 22.86 cm)
Black & White on White paper
244 pages
ISBN-13: 978-1503229006 (CreateSpace-Assigned)
ISBN-10: 1503229009
BISAC: Literary Collections / Middle Eastern

Che sapore hanno l’amore e la passione?… il sangue e l’odio? Nel posto più straordinario, affascinante e inospitale del nostro pianeta, i sentimenti non sono gli stessi che in altre latitudini… qui il sangue scorre nelle vene come liquido fuoco vivo.
Amori e passioni, guerre tribali, razzie, intrighi e misteri, sanguinarie sette segrete, avventura e fantasia, qui, hanno spazi infiniti…
Lo struggente sentimento che lega Rashid, il Rais più temuto d’Arabia, alla principessa Jasmine regalerà al lettore spasmi di vellutato piacere; la tenera e tormentata storia d’amore dello sceicco Harith per la bellissima Letizia gli rivelerà un mondo di magico splendore e l’amore proibito di sir Richard lord inglese, per l’indiana Zaira gli donerà brividi inquieti.

 

Dune Rosse: Fiamme sul Deserto

Authored by Maria Pace

List Price: $15.50
6″ x 9″ (15.24 x 22.86 cm)
Black & White on White paper
256 pages
ISBN-13: 978-1505685718 (CreateSpace-Assigned)
ISBN-10: 1505685710
BISAC: Fiction / Action & Adventure

Il forte interesse e la grande ammirazione verso tutto ciò che era Orientale, creò nel XIX° secolo uno dei capitoli più complessi della storia intellettuale europea. Si trattò di un fenomeno assai diffuso a causa dello spiccato interesse per tutto quanto fosse orientale e per alcune caratteristiche in particolare: l’arte, la falconeria, i divertimenti (soprattutto danza del ventre).

Si giunse perfino a deporre l’abito europeo per preferire quello orientale. Molte personalità lo fecero: il pittore David, l’archeologo Belzoni, l’avventuriero Laurence d’Arabia, per citarne solo alcuni…

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Dune Rosse: Nella tana del cobra

Authored by Maria Pace

List Price: $15.75
6″ x 9″ (15.24 x 22.86 cm)
Black & White on White paper
216 pages
ISBN-13: 978-1512205824 (CreateSpace-Assigned)
ISBN-10: 1512205826
BISAC: History / Middle East / Arabian Peninsula

Il forte interesse e la grande ammirazione verso tutto ciò che era Orientale, creò nel XIX° secolo uno dei capitoli più complessi della storia intellettuale europea.
Si trattò di un fenomeno assai diffuso a causa dello spiccato interesse per tutto quanto fosse orientale e per alcune caratteristiche in particolare: l’arte, la falconeria, i divertimenti (soprattutto danza del ventre).
Si giunse perfino a deporre l’abito europeo per preferire quello orientale. Molte personalità lo fecero: il pittore David, l’archeologo Belzoni, l’avventuriero Laurence d’Arabia, per citarne solo alcuni…

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Davvero gli egizi adoravano gli animali?

Ma... DAVVERO GLI ANTICHI EGIZI ADORAVANO GLI ANIMALI?

Una domanda che mi sento spesso rivolgere è: gli Egizi adoravano gli animali? Esisteva, cioè, un culto degli animali?
Di certo c’è che gli animali facevano parte della dieta alimentare di questo popolo ed erano utilizzati per i lavori più pesanti.

Davvero dobbiamo credere che quei geniali costruttori e perfetti conoscitori del corpo fisico si genuflettessero davanti ad una mucca o ad un gatto?
E’ pur vero, però, che gli Dei dell’Antico Egitto sono spesso raffigurati con testa animale: toro, gatta  (non gatto),  leonessa, leone, ibis, ecc..
Come tutte le Religioni, anche quella egizia… soprattutto quella egizia, si serve di simboli per rendersi più com prensibile.
Gli Dei egizi possiedono un corpo composto di materie preziose: d’oro è la carne, di lapislazzulo i capelli, di corniola il sangue, ecc.., ma non si rendono visibili agli occhi umani.
Sono gli uomini che attribuiscono loro una forma. Per quanto sconcertante possa apparire ai nostri occhi, le Divinità egizie hanno spesso  l’aspetto di un essere ibrido, (metà uomo e metà animale) ma si tratta sempre di simboli per esprimere una funzione o una specifica qualità della Divinità e non corrisponde al suo aspetto reale.
Qualche esempio: il grembo  di una vacca simboleggia il cielo e NUT, Dea del Cielo, viene raffigurata con orecchie bovine. Quale simbolo si può scegliere per raffigurare l’irruenza e la fertilità delle acque del Nilo se non un toro? Ed ecco Hapy, dalla testa di toro.
E come esprimere la potenza e l’ardenza del Sole, se non attraverso la forza e la determinazione di una leonessa? Sekhmet, sposa di Ptha, è raffigurata con testa di leonessa. (nota: al Museo Egizio di Torino ci sono più di venti splendide statue che raffigurano questa Dea)
Le forze di crescita della Vegetazione, invece, sono associate ai serpenti, (Mertseger, Buto, Apofi, ecc) mentre quelle del Cielo, a falchi ed avvoltoi (Horo, Nekhbet, ecc..)
E Anubi? Quale simbolo più appropriato scegliere per questa Divinità inquietante e misteriosa, se non uno sciacallo del deserto?

In realtà, questi animali “divinizzati” non hanno nulla in comune con i loro simili viventi, se non la forma: sono il simbolo di funzioni e qualità divine. Niente di più.

Qualcosa di nuovo, però, avviene in tarda età, causa la decadenza politica del Paese e la dominazione straniera e la conseguente contaminazione filosofica e culturale. Il significato simbolico dell’immagine divina va sempre più perdendosi a favore di un vero culto degli animali, favorito dal dominatore straniero: greco o romano.
Solo in questo periodo storico, infatti, gli animali, simboli di Divinità, divengono a loro volta Divinità. Sacri ed intoccabili. Pena la morte per chi li offende.

Ma non  tutti gli animali sono sacri ed intoccabili. Lo sono solamente quelli che “ospitano” nel loro corpo il KA – Spirito della Divinità e questa, la Divinità,  richiede precisi requisiti all’animale in cui si incarnerà (per il tempo che gli aggradirà di farlo).

Un esempio. Il Sacro Toro HAPY era riconoscibile per diversi particolarii attributi: doveva esibire sulla fronte una macchia bianca a forma di stella; avere sul dorso una “voglia” assai particolare e cioé a forma di ali del Sacro Avvoltoio; le corna dovevano arcuarsi in una forma speciale, ecc… Che dire, poi, del Divino Coccodrillo SOBEK, per le  cui scaglie sul dorso erano richieste una forma ed una misura particolari?

L’Animale Sacro, solitamente, viveva in un Tempio e gli venivano tributati sacrifici, feste, processioni, ecc… chiaro che trovare un esemplare con quelle caratteristiche non era facile ed allora i Sacerdoti provvedevano con qualche trucco, dopo aver trovato l’esemplare più adatto alla bisogna.

Superstizione? Certo!

Per un popolo conquistatore è stato sempre più facile governare la superstizione che la religione o, addirittura, la ragione.

Sulle rive del Nilo – di Maria Pace

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  “Dove stiamo andando?” esordì Mosè allungando il passo per mettersi al fianco dell’amico.

“Allo stagno dei cigni.” rispose Djoser.

“Non sarebbe meglio andare a bagnarsi le labbra da qualche parte… alla taverna di Sinap, ad esempio?” propose l’altro, addentando l’ultimo pezzo di ciambella con la bocca ancora piena e pulendosi le labbra sul dorso della mano.

“Uhhh! – Djoser scosse il capo – Bere birra a quest’ora del mattino! Sei proprio un tipo suonato, tu.” aggiunse dandosi una sistemata al pettorale da allievo del Tempio di Ptha; di cuoio sbalzato, recava inciso il geroglifico del Rekh, segno di appartenenza al Clan del “Sapere e della Conoscenza”.

“Mi sembri più suonato tu, dotto allievo di Ptha, che alla tua età ti diletti ancora con gli anatroccoli dello stagno. Non credi di essere un po’ vecchio per quel tipo di passatempi?” rispose l’altro senza scomporsi.Djoser era cresciuto negli ultimi tempi. Cresciuto in altezza e irrobustito nel fisico. Lo shendit color sabbia, annodato sul fianco sinistro, era diventato più corto e più stretto.

Piccolo e smilzo, ogni tanto faceva un saltello per stare al passo con l’amico, che procedeva con passo rapido e scattante; i grandi, smisurati occhi scuri luccicavano, sul faccino proteso, come i lucernai del Tempio.

“Stai zitto e seguimi.” Djoser gli scompigliò la zazzera arruffata, raccolta dietro la nuca in un ammasso di treccine.
”Non ho capito ancora perché non andiamo a raggiungere l’amico Osorkon e il principe Thaose.”

“Lo faremo.”

“Ero convinto che i lavori di apertura di un nuovo canale fossero di grande interesse per un allievo di Ptha. – continuava ad insistere l’altro, tirando su col naso e lasciando liberare un rutto soddisfatto – Guarda quanta gente c’è in giro.”

In effetti, c’era movimento in giro e l’aria risuonava dell’eco di passi, voci e rumori che si staccavano dagli stretti vicoli e dalle strade acciottolate che si aprivano fra le piccole case di fango.

“Lo faremo”

“Thaose dice che il nuovo canale farà arrivare più velocemente al cantiere della Sfinge il materiale di rivestimento esterno…”

“Lo faremo. Lo faremo.”

“Lo faremo. Lo faremo… Non sai ripetere altro.” il piccolo si fermò, afferrò l’amico per il gonnellino, poi lo squadrò da capo a piedi.

Anch’egli portava un perizoma dello stesso colore, ma più lungo e di una misura più grande. Gliel’avevano consegnato quand’era arrivato al Tempio di Ptha e forse era un indumento che, per la prima volta, il piccolo randagio non aveva sottratto a qualcun altro. Di preferenza, quando ancora viveva al villaggio delle Piramidi, prendeva di mira biancheria appena lavata, stesa a soleggiare sul greto del fiume

“Se vuoi, tu puoi andarci subito. – suggerì Djoser – Osorkon e il principe Thaose hanno appena lasciato il Tempio. Se t’affretti puoi ancora raggiungerli.”

“Non dire sciocchezze! – l’interruppe l’altro con accento seccato, puntandogli in faccia gli occhi neri di carbone ardente – Ti sto facendo solo delle domande. Lo sai che ti seguo come la tua ombra.”

“Già! – rise Djoser – La mia ombra non si separa mai dalla tua. Devono aver fatto amicizia anche loro due. Ah.ah.ah…”

“Ridi. Ridi… Sono certo che farebbe piacere anche alle nostre ombre assaporare le focaccine al miele che le ancelle distribuiranno dopo la Cerimonia di Inaugurazione.”

“Per il Cranio Rilucente-e-Calvo di Ptha! – sbottò divertito Djoser – Non ti sei già rimpinzato a dovere questa mattina nelle cucine del Tempio? Che cos’hai al posto di quella pancia ingorda? Un pozzo senza fine?… Sappi, comunque, che l’Inaugurazione del canale non avverrà oggi, ma fra qualche giorno. La tua pancia dovrà aspettare.”

“Calmati. Calmati. Ripeti sempre che sono piccolo e smilzo. Voglio crescere. Ecco tutto. I primi risultati già si vedono. Non sembra anche a te? – seguitò imperterrito il Ratto, agguantando l’amico per un braccio e facendogli fare una piroetta che glielo portò proprio di fronte – Sono diventato più alto. Non vedi? – osservò accostando la spalla a quella dell’amico – Anche tu continui a crescere. Io, però, lo faccio più velocemente.”

Djoser sorrideva   divertito. Quando si erano incontrati la prima volta, quasi un anno prima, quella piccola canaglia aveva davvero un aspetto misero e sparuto. Per mal nutrizione. La sola cosa rilevante di tutta la persona, ricordò, erano stati gl’immensi occhi sul faccino scarno. Due occhi simili a due fari accesi. Adesso, quei due fari splendevano più che mai, ma il visetto s’era fatto tondo e pieno come una bella pagnotta appena uscita dal forno e il fisico, irrobustito e agile, era più simile a quello di un cerbiatto che a quello di un ratto.

“Basta chiacchiere. – tagliò corto. Anche a lui la voce era mutata, ultimamente. Era diventata più grave e sonora – Andiamo allo stagno.” disse in tono perentorio.

“Proprio adesso ci dobbiamo andare?”

“Adesso, sì! E’ a quest’ora del mattino, al settimo giorno di ogni mese, che quella coppia di cigni viene allo Stagno di Hathor. Oggi è il settimo giorno.”

“Quale coppia di cigni? – Mosè si voltò per lanciargli un’occhiata e finì per inciampare in una sporgenza del terreno – Psssk! – imprecò – Ma quel crostoso di Geb non potrebbe ritirare un po’ più in profondità quelle sue dita ossute?”

Il sentiero, intanto, che si arrampicava o precipitava, allontanandosi dalla via principale, cominciò a farsi tortuoso ed a correre lungo un labirinto di viuzze, prima di raggiungere la riva e il piccolo molo del Tempio.

“Non credo che il divertimento del Signore-della-Terra sia quello di solleticare le piante dei piedi di Mosè.. . E’ Mosè   il Ratto, che non guarda dove mette i suoi piedi nudi…”

“Il vecchio Mosè non ha mai portato sandali ai piedi.”

“Per questo al Tempio te ne hanno dato un paio, ma sembra che il vecchio Mosè preferisca esibirli come un collare.”

Djoser indicò i sandali di papiro che l’amico portava al collo appesi ad un cordino assieme a numerosi amuleti.

(continua)

brano tratto da “DJOSER”  di Maria Pace

si può richiedere scontato e con dedica personalizzata direttamente a

mariapace2010@gmail.com

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